domenica 9 aprile 2017

José Eduardo Agualusa, “Le donne di mio padre” ed. 2010

                                                            Voci da mondi diversi. Africa
     la Storia nel romanzo
    il libro ritrovato

José Eduardo Agualusa, “Le donne di mio padre”
Ed. laNuovafrontiera, trad. Giorgio de Marchis, pagg. 362, Euro 17,50

Titolo originale: As mulheres do meu pai


   Tua madre, tua madre biologica, non volle tenerti. Era una bambina di quindici anni, figlia di uno degli uomini più ricchi di Ilha de Moçambique, un commerciante indiano. Si innamorò di un musicista angolano che passava da quelle parti, proveniente da Quelimane, e rimase incinta.
Nel frattempo l’uomo se n’era andato. Era tornato a Luanda, a quanto ne so, la ragazza impazzì dal dolore.


   “I personaggi cominciano a esistere nel momento in cui appaiono in sogno”: una frase molto pirandelliana nel capitolo di apertura dell’intrigante romanzo dello scrittore angolano José Eduardo Agualusa. Un romanzo sfaccettato, con un itinerario africano- vero- compiuto dallo scrittore insieme alla sassofonista Karen e al fotografo Jordi. Hanno intenzione di girare un film per cui hanno già in mente la trama: la storia di una documentarista portoghese che va a Luanda per assistere al funerale del padre, il famoso musicista e cantante angolano Faustino Manso. La ragazza, Laurentina, non ha mai conosciuto suo padre, perché è stata ‘consegnata’ appena nata ad una coppia la cui bambina era nata morta. E, quasi contemporaneamente, Laurentina ha perso la madre adottiva, è venuta a sapere di chi fosse figlia e ha perso anche il padre biologico. La trama prevede che Laurentina si metta in viaggio sulle orme di Faustino, per scoprire, alla fine, che Faustino Manso era sterile.

    E’ un triplice viaggio, dunque, quello che noi seguiamo nelle pagine del libro e, a volte, sembra veramente di ricalcare le orme di chi è passato per primo su quel percorso. Un viaggio fatto di tante variegate realtà, bellissime e crude, e di altrettante invenzioni romanzesche: leggiamo sul filo di un’incertezza che ha il suo incanto. I capitoli del viaggio dello scrittore (che è padrone della trama) hanno una data e un luogo come intestazione, Laurentina e i suoi compagni ripasseranno da quel posto, guardandolo con altri occhi. Anche Faustino è già passato di là: a quanto pare aveva una donna ovunque si fermasse, oppure si fermava ovunque avesse una donna. Due o tre anni, a volte di più. Metteva al mondo dei figli a cui veniva dato il nome della bevanda che aveva nel bicchiere al momento in cui la donna gli annunciava che era incinta (è così che si riconoscono i figli di Faustino sparpagliati tra Angola e Mozambico), e poi ripartiva. Lo scrittore (e noi insieme a lui) sa fin dall’inizio che tutti i fratelli e le sorelle che Laurentina incontra non sono i figli di Faustino, ma Laurentina non lo sa. Come non lo sanno i suoi compagni di viaggio, l’innamorato Mandume, il nipote Bartolomeu e l’autista dello sgangherato mezzo su cui viaggiano. Quando ha saputo Faustino di essere sterile? e come la mettiamo con i figli avuti dalla legittima e integerrima moglie? Lei lo sapeva? E le altre donne? E allora, com’è che Laurentina incontra una ‘sorella’ che è innegabilmente tale, tanta è la somiglianza?


     Il filone dell’uomo prestante e sessualmente molto attivo ma che si rivela sterile potrebbe avere dei risvolti da commedia o da farsa. In realtà è solo un pretesto per un racconto brillante che, tra i tanti incontri e tra i molti paesaggi africani, ci riesce a parlare della difficile storia dell’Africa, di Angola e Mozambico teatro di guerre di indipendenza e civili, dei problemi di identità creati dai coloni portoghesi, di razzismo, di malattie, di povertà e di prostituzione infantile, di sfruttamento. E di musica, tanta musica. Di colori e cieli sconfinati disseminati di stelle. Citando versi di poesie sconosciute nel mondo occidentale. “Le donne di mio padre” è un libro sulla ricerca della verità (chi era, in realtà, Faustino Manso? Le donne che lo hanno amato danno la loro visione di lui, e insieme di se stesse), ma non solo della verità del personaggio centrale, perché, nello stesso tempo, sia Laurentina sia i suoi tre accompagnatori scopriranno qualcosa su loro stessi. Soprattutto scopriranno che “la verità è l’unica risorsa di chi non ha immaginazione” e che “non c’è nulla di così vero che non meriti di essere inventato”. Una lezione valida anche per lo scrittore, prima di tutti, e per noi lettori a cui viene chiesto di non fare domande, ma di lasciarci trascinare dalla narrazione.

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it


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